Recupero resti umani

L’archeologia ha applicazione in campo forense quando vi è non solo la necessità di ricercare e localizzare sepolture clandestine e di recuperarne i resti, ma anche in occasione di occultamento di prove, inquinanti e qualsiasi altro materiale sottoterra. La sequenza di operazioni che portano alla localizzazione ed al recupero di resti è suddivisibile in tre fasi principali. Una ricognizione preliminare del presunto luogo di seppellimento, volta alla localizzazione del punto esatto in cui compiere l’indagine, la fase di scavo vero e proprio e la documentazione ed il recupero dei resti man mano che questi vengono scavati.  

I compiti dell’archeologo consistono nell’eseguire uno scavo, documentando accuratamente ogni passaggio, e nel recuperare in modo ottimale gli oggetti rinvenuti, siano essi resti umani o materiali di altra natura. In un contesto forense, può rivelarsi importante sapere come rimuovere in modo corretto eventuali resti umani e non, anche se, sovente, nei siti di scavo è molto facile rinvenire semplicemente ossa sparse o denti che sono stati prelevati e spostati da animali necrofagi predatori. Il recupero dei resti con tecniche di archeologia forense possono fornire informazioni circa le modalità di deposizione-occultamento del cadavere e permettere il ritrovamento di indizi utili alle forze investigative.  


Metodologia

Lo scavo archeologico è un’operazione distruttiva; di conseguenza, la necessità di documentare in modo completo ogni singolo avanzamento ha sempre rappresentato un fattore di importanza estrema. Nel corso degli anni sono state, quindi, elaborate e perfezionate metodologie sempre più accurate aventi come principale scopo quello di massimizzare il numero delle informazioni ottenibili dal sito d’indagine. Tale approccio risulta essere particolarmente indicato ed utile nel contesto forense, dove il sito di rinvenimento costituisce la scena di un crimine e le informazioni in esso custodite possono rivelarsi di fondamentale importanza per la ricostruzione degli eventi ed il buon esito delle indagini. Una buona documentazione di scavo può essere redatta da operatori di polizia giudiziaria opportunamente preparati; tuttavia, l’analisi dello scavo e dei resti, l’interpretazione dei dati ed il coordinamento delle successive operazioni di recupero rimangono prerogativa esclusiva degli specialisti in archeologia forense. 

Il recupero dei resti con tecniche di archeologia forense possono fornire informazioni circa le modalità di deposizione-occultamento del cadavere e permettere il ritrovamento di indizi utili alle forze investigative. L’analisi del contesto, dello scavo e dei resti, l’interpretazione dei dati ambientali ed il coordinamento delle successive operazioni di recupero rimangono prerogativa esclusiva degli specialisti in archeologia. L’archeologia è un processo distruttivo e per questo si preferisce integrarlo con altre metodiche in maniera da passare da un’analisi non-distruttiva fino ad una più invasiva, al fine di ridurre al minimo la perdita di informazioni. 

Per questo si possono sintetizzare tre obiettivi di base in una indagine forense archeologica. Il primo è la comprensione e interpretazione degli eventi tafonomici - la storia di un sito dopo che è stato creato attraverso la deposizione di resti. Il secondo obiettivo principale è una ricostruzione degli eventi che hanno causato e sono avvenuti con la creazione del sito e la deposizione del corpo. Infine, sulla base delle prove che il registro di questo materiale fornisce per la ricostruzione e la storia tafonomica del sito, un investigatore è in grado di realizzare il terzo obiettivo, quello di una interpretazione consapevole degli eventi che stanno attorno alla deposizione della persona deceduta, che sarà di aiuto nella risoluzione del caso. 

Il successo di uno scavo archeologico inizia ben prima del ritrovamento del corpo o del sito da investigare. Bisogna seguire un protocollo ben definito, formare il personale con l’aiuto di esperti e comprare la strumentazione adeguata. Ogni caso ha le sue peculiarità ma generalmente per rispondere alle prime due esigenze, sarebbe opportuno seguire protocolli internazionali e Best Practice Manuals.